Un lampo di verità
UN LAMPO DI VERITÀ
La sentenza sulla strage di piazza Loggia
La sera del 20 giugno 2017 la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione rigetta i ricorsi degli imputati Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte,
condannati all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia da una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano del 22 luglio 2015. Il dedalo di indagini,
processi e sentenze è così giunto a una via d’uscita.
La decisione della Corte Cassazione non significa solo il riconoscimento della colpevolezza degli imputati, la possibilità di collegare due nomi e il gruppo terroristico
di cui facevano parte (Ordine Nuovo) alla realizzazione della strage, ma permette di attribuire alla strage stessa una prospettiva storica, in un quadro più ampio.
E dunque di ricostruire il contesto storico e politico in cui si muovevano il terrorismo neofascista e Ordine Nuovo, ma anche i depistaggi che hanno intossicato le indagini
e che si sono messi in moto nei primissimi giorni dopo la strage, e di cui oggi abbiamo le prove documentali.
La strage di Piazza della Loggia è maturata - come scrive la Corte - “nell’identico ambiente incubatorio delle altre stragi che hanno caratterizzato la stagione delle bombe,
tra il 1969 ed il 1980, inglobando la strage di piazza Fontana (dicembre 1969) - l’altra grande ‘incompiuta’ della storia giudiziaria italiana (...) - , la strage della Questura (maggio 1973),
la strage dell’Italicus (agosto 1974), la strage di Bologna (agosto 1980) ed i tanti attentati, specie ai treni (estate 1969- aprile 1973), fortunatamente rimasti senza vittime”.
Il rapporto tra verità storica e verità processuale rimane un rapporto complesso, irrisolto, e se questa sentenza, giunta quarantatré anni dopo la strage, non risponde
a ogni domanda e non riempie ogni vuoto, rappresenta senz’altro un passaggio di straordinaria importanza per l’affermazione di una verità giudiziaria per piazza della Loggia,
e per la ricostruzione di quella stagione delle bombe e delle stragi a cui oggi, anche grazie a questa sentenza, possiamo attribuire la comune matrice del terrorismo neofascista.